Il bullismo è uno dei problemi sociali e sanitari più rilevanti in ambito scolastico per i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo. La letteratura lo definisce come un "abuso sistematico di potere'' in una relazione asimmetrica tra la vittima e il bullo caratterizzato da azioni ripetute. A seconda dei mezzi e delle modalità utilizzate, viene generalmente suddiviso in sei tipologie: verbale, fisico, sessuale, sociale, difensivo e “cyberbullismo”.Quest’ultima tipologia, in aumento nel corso degli ultimi anni, è legata alla divulgazione della rete informatica e varia in base alla tecnologia impiegata tra cui l'uso di e-mail, blog, siti web, chat room, telefoni cellulari, instant messaging, pagine web, messaggi di testo, siti web di voto online e giochi online.
Recentemente, i dati pubblicati dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) rilevati attraverso l’indagine Youth Risk Behaviour Surveillance svolta nel 2013 su studenti statunitensi che frequentano le scuole superiori, indicano una percentuale di vittime di bullismo pari al 19,6% e stabile nel corso degli anni. Pur trattandosi di popolazioni culturalmente diverse, lo studio EDIT 2015 giunge a risultati molto simili mostrando una crescente omogeneizzazione nei comportamenti giovanili. L’andamento osservato in Toscana nel corso degli anni mostra, infatti, un trend sostanzialmente stabile rispetto alle indagini precedenti con circa il 19% dei ragazzi che dichiarano di aver subito prepotenze nel corso dell’ultimo anno (era il 19,2% nel 2011), con un maggior interessamento del genere femminile. In entrambi i generi, il fenomeno tende a ridursi all’aumentare dell’età. Le forme di prepotenza più frequenti, nell’anno 2015, continuano a essere le prese in giro, che mostrano un incremento nel corso dell’ultima rilevazione rappresentando quasi il 22% di tutte le prepotenze subite, seguite dalle offese (18,6% del totale). In diminuzione, invece, le forme di bullismo agite fisicamente (minacce, aggressioni, furti ed estorsioni di denaro). Le modificazioni osservate fra le modalità di messa in atto risultano particolarmente interessanti alla luce dei dati riguardanti il cyberbullismo. Questa forma di bullismo indiretta, infatti, interessa il 19,6% dei ragazzi che subiscono prepotenze con un coinvolgimento del genere femminile doppio rispetto ai coetanei maschi (femmine: 25,7%; maschi: 12,8%). L’uso del cellulare attraverso minacce, foto, video e telefonate mute risulta la modalità maggiormente utilizzata, seguita dal web con la messa in rete di foto o video.
Studi sull’argomento hanno dimostrato un’associazione fra eventi di bullismo e l’instaurarsi di forme depressive, condotte di aggressività, ansia individuale e sociale, iperattività e problemi di apprendimento. In linea con quanto appena descritto, una quota maggiore di ragazzi che subiscono prepotenze presentano un livello elevato di distress (20,8%) rispetto ai coetanei non coinvolti da questo fenomeno (16%). Conseguentemente, dato che il distress è spesso associato a stati emotivi caratterizzati da nervosismo e irrequietezza, l’associazione con vissuti di bullismo può favorire la messa in atto di comportamenti a rischio in grado di influenzare non solo lo stato di salute di questi ragazzi, ma anche il loro percorso scolastico.