Il consumo a rischio di alcol è collocato tra i primi cinque fattori di rischio nel mondo per malattia, disabilità e decesso. Nel contesto italiano e toscano è stata osservata un’importante riduzione dei consumi, a partire dagli anni ’60, passando da circa 20 litri nel 1960 a 6 litri di alcol puro pro capite nel 2013 e che ha interessato prevalentemente il vino. Dalla fine degli anni ’90 sembrano convivere due modelli di consumo di alcol: uno giovanile, omologato sui comportamenti dei coetanei del Nord Europa, meno legato al consumo di vino, con assunzione di larghe quantità di alcol (aperitivi, birra e superalcolici) in poche occasioni (soprattutto durante il weekend) e l’altro tipico della fascia adulta, più tradizionale e legato al consumo di vino, ai pasti ed in famiglia.
Secondo i risultati dello studio EDIT, nel 2015, la quasi totalità dei ragazzi, vale a dire circa il 95%, ha dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nella vita. L’analisi del trend, misurata sulla base della percentuale di coloro che hanno risposto di aver bevuto, almeno una volta, una qualunque bevanda alcolica nell’ultima settimana, indica un’importante riduzione del consumo dal 2005, attestandosi nell’ultima rilevazione al 70% circa.
Il consumo di alcol ha ancora un gradiente rispetto all’età: i consumatori sono il 61,2% nei quattordicenni, mentre sono il 76,0% nei diciannovenni. Con riferimento alle bevande preferite, i maschi consumano prevalentemente birra mentre le femmine aperitivi, inoltre è ormai evidente il raggiungimento di una omogeneità di comportamenti tra i generi, in quanto il genere femminile mostra percentuali di consumatrici sempre più vicine a quelle dei coetanei maschi. Ma i dati sulla percentuale di consumatori poco ci suggeriscono sui comportamenti alcolici della popolazione giovanile, abituata a bere grandi quantità di alcol in poche occasioni. Proprio per questo motivo sembra più appropriato fare riferimento ai consumi eccedentari ovverosia alle ubriacature e al binge drinking (almeno 5 unità di qualunque bevanda alcolica consumate in un’unica occasione). Tra coloro che hanno dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda nella vita, circa la metà riferisce di aver avuto almeno un episodio di ubriacatura negli ultimi 12 mesi e, in termini di trend, il dato è ormai stabile dal 2008 ad oggi. La quota cresce all’aumentare dell’età, passando dal 20,5% nei quattordicenni al 68,6% nei soggetti di 19 anni o più. Nel confronto tra generi si osserva fino ai 15 anni una lieve prevalenza a favore del genere femminile, mentre dopo sono i maschi a far registrare i dati più alti fino a raggiungere la “forbice massima” a 19 anni, quando il gap maschi/femmine è pari al 14%. L’analisi degli episodi di binge drinking interessa oltre il 30% degli adolescenti in Toscana, e, come per le ubriacature, ha un legame strettamente correlato all’età ed al genere. Questa abitudine ad eccedere nell’alcol mostra, come osservato per le ubriacature, un trend stabile dal 2008 ad oggi. Dalla distribuzione di genere, in Toscana la prevalenza dei maschi è decisamente più alta di quella delle femmine in tutte le età, con differenze massime pari al 12% circa nelle età maggiori, quindi 18 e 19 anni.